Decreto Lavoro e nuove misure: le opinioni degli italiani

Il Governo ha varato il Decreto Lavoro proprio in occasione della Festa del Lavoro del Primo Maggio. E dall’ultimo sondaggio Ipsos, pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera, da parte del 46% dei nostri connazionali emerge un complessivo giudizio positivo. Ma se un 14% è più convinto, per un ulteriore 32% tale direzione dovrà essere confermata anche in futuro con il prosieguo della riduzione del cuneo fiscale, il cui termine è stabilito per la fine del 2023.
I contrari (28%) sono invece del parere che i sostegni sociali siano troppo ridotti rispetto ai bisogni reali, e tale misura aumenti la precarietà del lavoro.

La scelta di varare il Decreto il Primo Maggio

Per il 33% la scelta di varare il decreto proprio in occasione del Primo Maggio denota un chiaro intendimento da parte del Governo di volere, in qualche misura, ridimensionare l’iconografia complessiva della Festa del Lavoro, sfidando i sindacati. Il 31% dichiara che la concomitanza fra il varo del decreto e il Primo Maggio sia stata quanto mai opportuna per dare ulteriore importanza alla celebrazione del lavoro, con gli elettori FDI al 58%, gli elettori Lega-FI-Noi moderati al 64%, mentre è di questo parere solamente il 13% dei dem e il 21% dei pentastellati. In merito ai singoli provvedimenti contenuti nel Decreto, la riduzione del cuneo fiscale convince il 48%, a fronte di un 18% che esprime un giudizio negativo, e di un 34% che non si esprime.

I singoli provvedimenti

Per quanto concerne la nuova disciplina del contratto di lavoro a termine, con l’allungamento della durata oltre i 12 mesi e fino a un massimo di 24 mesi, la contrapposizione tra favorevoli e contrari si posiziona in entrambi i casi al 32%, con un 36% di coloro che non si esprimono o non sono a conoscenza di questa modifica. L’estensione della soglia di utilizzo dei voucher per prestazioni occasionali in alcuni settori incontra il favore del 34% e la contrarietà del 31%, mentre il 36% non si esprime. L’Assegno di inclusione e il Supporto per la formazione e il lavoro dei cosiddetti occupabili sono accolti con favore dal 39%. In particolare, il 19% è convinto che tali provvedimenti riducano i rischi di abusi e frodi.

Disoccupati e occasionali non si esprimono

Al contrario il 29% si esprime negativamente (67% elettori del Pd e 65% tra quelli del M5S) perché è del parere che tale cambiamento riduca gli importi erogati (13%) o la platea degli aventi diritto (16%), acuendo i problemi sociali. Anche in questo caso, è elevata (32%) la quota di coloro che non si esprimono sull’introduzione delle nuove norme al posto di quelle previste dal Reddito di Cittadinanza.
Nel complesso si registra un atteggiamento di maggiore favore per le misure contenute nel Decreto Lavoro da parte dei ceti produttivi e dei dipendenti del settore privato, mentre tra disoccupati e dipendenti occasionali, o con contratto a termine, prevale nettamente la quota di coloro che non si esprimono.

Italia, incertezza e crescita: come si conciliano questi due aspetti?

Incertezza economica e cambiamenti significativi stanno caratterizzando il periodo attuale. A livello globale, l’inflazione, la povertà e la disuguaglianza sono le maggiori preoccupazioni espresse dai cittadini del mondo. In Italia in particolare, a marzo, l’Istat ha rilevato un aumento del clima di fiducia e una diminuzione dell’inflazione, ma queste metriche sono poco stabili e possono generare incertezza.

La situazione italiana: cala il pessimismo

Analizzando la situazione italiana in modo più dettagliato, una rendete nota dell’Ipso evidenzia alcuni parametri interessanti. Innanzitutto, c’è un calo dei pessimisti sulle prospettive economiche del Paese. In secondo luogo, si registra una lieve risalita del numero dei nuclei familiari che riescono a risparmiare. Infine, c’è una maggiore propensione al consumo di beni e servizi per i prossimi 12 mesi. Tuttavia, questi tre parametri offrono comportamenti diversi a seconda della situazione e ciò suggerisce che i consumatori agiscono intuitivamente per scenari.

Per le aziende: più strategia, meno tattica

In un periodo di transizione permanente, caratterizzato da transizioni ecologiche, energetiche, digitali, lavorative e demografiche, le aziende spesso tendono a restare sulla difensiva. Allo stesso tempo, c’è la necessità di fare più strategia e meno tattica, di avere un atteggiamento più aperto all’ascolto del mercato e di essere più coraggiosi. Per governare l’incertezza, è necessario superare l’analisi tradizionale e adottare un approccio di foresight, che consideri gli eventi eccezionali come parte integrante del processo di previsione del futuro. Ipsos Strategy3 utilizza un framework chiamato “The theory of change”, basato su due pilastri: il primo riguarda le forze certe e trasformative che regolano il nostro mondo, mentre il secondo considera le forze meno certe, che devono essere modellizzate in modo più raffinato per capirne l’impatto.

I quattro macro scenari

Le quattro macro-scenari che emergono dal nostro framework sono: Familiar Power, Local Power, Transforming Power e Fractured Power. Gli scenari sono solide storie sul futuro fondate su evidenze e insights. Nella migliore delle ipotesi, queste storie sono costruite a partire da un processo di previsione divergente, creativo e collaborativo, dove gli insights vengono raccolti sia all’interno dell’organizzazione che all’esterno. Gli scenari sono presentati come narrazioni sul futuro che esplorano le differenze – mondi che sono tutti plausibili, distinti, chiari e stimolanti. Questi potrebbero sembrare semplici, ma questa semplicità racchiude una grande ricchezza di dettagli e di lavoro analitico. Il risultato finale sono storie che chiunque può capire e che funzionano all’interno della cultura aziendale. In questo modo, è possibile identificare le opportunità di crescita a breve e lungo termine e navigare l’incertezza con agilità.

Cybercrime, servono 3 milioni di addetti per fronteggiare la minaccia

Il Rapporto Annuale sulle Minacce Informatiche di Thales in Italia rivela un preoccupante aumento degli attacchi informatici, con il direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, Bruno Frattasi, che sottolinea come tanti attacchi non vengano denunciati per timore di perdere credibilità. “C’è una parte di questi attacchi che non conosciamo, una parte sommersa che per molti motivi non conosciamo. Si tratta a volte si tratta di attacchi ‘invisibili’ ossia non individuabili se non con molto ritardo, ma c’è anche riluttanza a dire di essere attaccati, si teme di perdere la reputazione e non ci si vuole mostrare parte sommersa che forse pesa di più deboli”, ha specificato Frattasi.

E’ diventata la terza economia mondiale

Il settore del Cybercrime rappresenta oggi la terza economia mondiale, subito dopo quella di Stati Uniti e Cina: una minaccia urgente che per essere fronteggiata ha bisogno di 3,4 milioni di persone specializzate in cybersicurezza.
“Si stima che il mondo del Cyber Crime sia la terza economia mondiale, subito dopo Stati Uniti e Cina”, a dirlo a Roma in occasione della cerimonia di premiazione dei vincitori di Cyber X Mind4Future, il programma di formazione evoluta ed esperienziale sui temi della sicurezza cibernetica ideato da Leonardo e il centro di competenze Cyber4.0, è stato Tommaso Profeta, Managing Director della Divisione Cyber & Security Solutions di Leonardo.
“Una dimensione rilevantissima – ha sottolineato Profeta – da cui si capisce quale sia la necessità di dotarsi di figure professionali capaci di fronteggiare la minaccia. Ad oggi sono 3,4 milioni le persone che mancano nel mondo per colmare questo gap”. Numeri che testimoniano la necessità di puntare in modo deciso sulla formazione di giovani esperti e acne in generale di aumentare la consapevolezza dei pericoli del mondo digitale, tanto che l’85% degli attacchi vanno a buon fine a causa di un qualche errore umano.

Formazione ad hoc per fronteggiare le minacce

Per far fronte a questa minaccia, la Cyber & Security Academy di Leonardo si propone di formare nuovi operatori tecnici del settore e aumentare la sensibilizzazione a queste tematiche anche a personale non specializzato ma con ruoli chiave all’interno di aziende o pubblica amministrazione. La necessità di aumentare la consapevolezza dei pericoli del mondo digitale è fondamentale, considerando che l’85% degli attacchi ha successo a causa di un errore umano. Il Rapporto Annuale sulle Minacce Informatiche di Thales rivela inoltre che più della metà delle aziende (51%) non ha un piano per proteggersi, evidenziando la necessità di agire in modo deciso per garantire la sicurezza informatica.

Extended Reality, a che punto è il mercato del Metaverso in Italia?

In Italia, il mercato dell’Extended Reality è ben avviato con 231 progetti attivi dal 2020 ad oggi. Molte aziende stanno già utilizzando tecnologie in grado di arricchire il mondo reale con elementi digitali o di creare ambienti o esperienze virtuali. Tuttavia, il vero Metaverso è ancora tutto da definire. Nonostante ciò, le aziende hanno dimostrato forte interesse, con 445 progetti a livello internazionale nei diversi mondi, con sperimentazioni in particolare nel Retail (37%) e nell’Entertainment (27%).

Un concetto ancora da scoprire 

Il Metaverso è conosciuto dalla grande maggioranza degli italiani ma solo a livello superficiale: secondo una ricerca svolta in collaborazione con BVA Doxa, ne ha sentito parlare l’86% degli utenti internet tra 18 e 75 anni, ma appena l’8% conosce il tema “per davvero”. I frequentatori assidui (utenti internet oltre 18 anni che accedono ogni giorno ad almeno un mondo virtuale) in Italia possono essere stimati in circa 1,4 milioni e, per oltre metà di questi, i principali mondi sono Fortnite e Minecraft, utilizzati soprattutto per giocare o socializzare.

La prossima, grande evoluzione dell’interazione online

Il Metaverso rappresenta la prossima grande evoluzione dell’interazione online. Un universo digitale che però oggi ancora non esiste. Occorrerà definire standard condivisi per rendere i mondi virtuali interoperabili attraverso il Web3 e le tecnologie blockchain, migliorare la user experience sia dei mondi virtuali sia dei device di accesso, sviluppare una regolamentazione su data collection e privacy, oggi totalmente assente.

Progetti sia nel B2B sia nel B2C

L’Extended Reality in Italia ha visto 231 progetti pubblici di Extended Reality (XR), di cui 126 nella gestione dei consumatori (B2c) e 105 in processi aziendali (soluzioni B2b/B2e). Nel B2c, il 34% dei progetti riguarda il settore Tourism & Art, mentre il 25% riguarda il Retail. Nel B2b/B2e, i settori più attivi sono l’Industrial Production (35% del totale) e l’Healthcare (23%).

1 mondo virtuale su 2 è già Metaverse-ready

Il Metaverso è definito come “un ecosistema immersivo, persistente, accessibile a tutti, interattivo e interoperabile, composto da mondi virtuali interconnessi tra loro in cui le persone possono socializzare, lavorare, effettuare transazioni, giocare e creare asset, accedendo anche tramite dispositivi immersivi”. Una realtà che deve essere modulabile e consentire il possesso di asset e la rappresentazione tramite avatar. Il Metaverso così definito ancora non esiste, ma si iniziano ad intravedere contorni e caratteristiche. Dei 212 mondi virtuali esistenti a livello internazionale circa 1 su 2 (il 54%) è già Metaverse-ready, ossia liberamente accessibile.

Sostenibilità: il driver delle scelte individuali consapevoli

Essere quello che si mangia non influenza solamente il singolo individuo, ma anche chi lo circonda e l’ambiente. In occasione del World Earth Day del 22 aprile, HelloFresh.it ha commissionato una ricerca sulla consapevolezza degli italiani in ambito sostenibilità, e su quali sono i comportamenti messi in atto tutti i giorni. Anche le azioni più piccole infatti hanno le potenzialità per cambiare il mondo. I comportamenti individuali hanno un peso, e per quanto riguarda la sostenibilità ogni singola scelta in ambito di alimentazione, o di consumo in generale, può avere un impatto sul Pianeta.

I comportamenti del singolo nella quotidianità

La consapevolezza e i conseguenti comportamenti sostenibili degli italiani hanno avuto un’evoluzione stabile e positiva. Partendo dalla quotidianità, l’efficienza energetica degli elettrodomestici si dimostra essere un aspetto fondamentale. Le ricerche online a tal proposito sono cresciute dell’800%, seguite dalla componente green dei viaggi (+400%), e dell’abbigliamento (+250%). L’impegno del singolo non si limita esclusivamente alla fase di acquisto, ma coinvolge anche il riciclo dei materiali. L’attenzione nei confronti della raccolta differenziata si attesta in crescita, infatti le ricerche per il corretto smaltimento dei rifiuti sono aumentate del 162%. 

Una priorità anche ai fornelli

Soprattutto ai fornelli la sostenibilità rappresenta una priorità importante. Sempre più italiani si chiedono come cucinare in modo sostenibile, con un incremento del 200% delle ricerche online. Particolare interesse anche per quanto riguarda la stagionalità degli ingredienti, un elemento imprescindibile per l’80%. Ma quando si tratta di scelte d’acquisto consapevoli, riferisce Ansa, anche l’origine degli alimenti ricopre un ruolo preponderante, infatti le ricerche per questa categoria hanno subito un aumento del 125%, segnale dell’importanza che riveste la filiera corta al momento degli acquisti.

Limitare le emissioni indirette di anidride carbonica

“La direzione delle scelte consapevoli degli italiani è chiara e vira sempre più verso la sostenibilità – commenta Giulietta Arioli, Responsabile dello sviluppo prodotto, ingredienti e ricette di HelloFresh Italia -. Ad esempio, consegnare direttamente a casa una box contenente le ricette selezionate con tutti gli ingredienti già pre-porzionati nelle giuste quantità aiuta i nostri utenti a evitare a monte gli sprechi. Lavoriamo, inoltre, per limitare le emissioni indirette di anidride carbonica, utilizzando imballaggi prevalentemente in materiale riciclabile e solo nella quantità indispensabile per garantire la freschezza degli ingredienti. Ci impegniamo inoltre a prediligere prodotti di stagione e a ridurre le distanze tra produttori, prevalentemente locali, e i nostri centri logistici, così da minimizzare i chilometri da coprire”.

I veicoli connessi? Potrebbero abbattere subito le emissioni di Co2

Secondo una ricerca commissionata da Qualcomm Europe Inc. e condotta dall’Università di Kaiserslautern-Landau (RTPU), l’introduzione del 20% di veicoli connessi sulle strade urbane dell’Unione Europea potrebbe portare velocemente a un risparmio del 18% delle emissioni di CO2. Le applicazioni prese in considerazione includono quelle per l’ottimizzazione delle città, come i segnali stradali dinamici, gli incroci e l’instradamento, che mirano a ridurre le soste e la congestione, migliorando l’efficienza e i tempi di viaggio.
La ricerca utilizza un nuovo approccio di simulazione che ha permesso di estrapolare i risultati di stime dettagliate del traffico su base cartografica in città selezionate nei diversi 27 Stati membri dell’UE. Il potenziale dei veicoli connessi per ridurre le emissioni legate ai trasporti rappresenta un progresso significativo verso gli obiettivi del Green Deal dell’UE, che mira a raggiungere una riduzione del 90% delle emissioni legate ai trasporti entro il 2050.

Meno traffico e meno smog

Secondo lo studio, i vantaggi includono la riduzione delle emissioni e l’aumento dell’efficienza del traffico. Inoltre, i conducenti potrebbero risparmiare fino a 15 ore di tempo di viaggio all’anno nelle ore di punta, con conseguenti livelli più elevati di produttività e comfort. L’introduzione di veicoli connessi potrebbe portare a una riduzione delle emissioni di CO2 fino al 24% in alcuni Paesi dell’UE-27, come la Germania.

“Il potenziale delle applicazioni di mobilità connessa”

Il professor Hans D. Schotten della RTPU ha dichiarato che “questo studio dimostra in modo impressionante il potenziale delle applicazioni di mobilità connessa per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti. Abbiamo appreso che già semplici combinazioni di applicazioni di mobilità connessa e tassi realistici di penetrazione dei veicoli connessi consentono di ottenere riduzioni significative delle emissioni, senza dover scendere a compromessi con il comfort del conducente”.

La tecnologia a servizio dell’ambiente

Enrico Salvatori, Senior Vice President e President, Qualcomm Europe/MEA, Qualcomm Europe Inc., ha dichiarato che “i risultati di questo studio dimostrano come la tecnologia possa contribuire a ridurre le emissioni, rendendo il trasporto stradale più efficiente e sostenibile senza compromettere la sicurezza degli utenti della strada.” In sintesi, la ricerca evidenzia il potenziale delle applicazioni di mobilità connessa per ridurre le emissioni di CO2 e migliorare l’efficienza del traffico, portando a un progresso significativo verso gli obiettivi del Green Deal dell’UE. 

ChatGPT comporta rischi di cybersecurity per gli utenti?

ChatGPT è il prototipo di chatbot basato su AI e machine learning realizzato da OpenAI che simula il linguaggio umano e con cui è possibile conversare. L’acronimo GPT (Generative Pre-trained Transformer) significa letteralmente ‘trasformatore pre-addestrato generativo’. I transformer sono un tipo avanzato di modelli di linguaggio basati su machine learning. In particolare, ChatGPT è l’evoluzione di un modello anteriore chiamato GPT-3.5, ottenuto tramite apprendimento supervisionato e apprendimento per rinforzo. Di fatto, se ChatGPT per molti è una rivoluzione tecnologica che stravolgerà l’intera società, c’è chi si chiede se sia pericoloso per l’integrità delle persone online e offline. Ad esempio, se possa essere utilizzato da criminali informatici per rendere più efficaci i cyber attacchi.

Un modello in continuo “apprendimento”

Le applicazioni pratiche di GPT sono molte: chatbot personalizzata, traduzione automatica, creazione e analisi di contenuti, produzione di notizie e contenuti informativi, completamento e suggerimento di testo, sintesi vocale e comprensione del testo. In queste ultime fasi di apprendimento dello strumento sono intervenuti esseri umani che hanno addestrato il modello interagendo con esso e alimentandolo con le proprie conversazioni. In seguito a questi miglioramenti, ChatGPT fornisce risposte più articolate, pertinenti e reali. Negli ultimi mesi, esperti di tutti i campi si sono avvicendati mettendo alla prova ChatGPT e alcuni hanno sollevato dubbi sulla sicurezza informatica, sostenendo che possa essere utilizzato per creare nuovi malware e nuove minacce informatiche per gli utenti.

I tre pericoli per la sicurezza

Panda Security ha individuato 3 principali pericoli di cybersicurezza legati a ChatGPT: email di phishing, script dannosi e malware, e social engineering.
ChatGPT potrebbe essere infatti utilizzato per scrivere e-mail e testi per siti di phishing senza i soliti errori ortografici che aiutano a riconoscere i tentativi di phishing.
Inoltre, se ChatGPT ha una funzionalità di moderazione dei contenuti che risponde ai criteri morali dei suoi sviluppatori, se venisse alimentato con stringhe di codice dannoso sarebbe in grado di replicarle e combinarle. Potenzialmente, poi, è possibile fare domande a ChatGPT e ottenere informazioni per confezionare un attacco di spear phishing o social engineering ai danni di una persona. Tutto dipende da quante informazioni sono online e vengono incluse nel feeding del modello.

Attenzione ai falsi account di OpenAI

Di fatto, i cybercriminali ne hanno già approfittato. Hanno infatti elaborato una campagna sui social network dove hanno creato account simili a quelli ufficiali di OpenAI, che però promuovono download di un programma fittizio come client desktop per ChatGPT. Scaricato come un file eseguibile, apparentemente il programma non completa il processo di installazione. In realtà, prosegue all’insaputa dell’utente installando un Trojan stealer progettato per rubare informazioni relative agli account salvati sui browser. In particolare, cookie e credenziali di accesso dagli account di Facebook, TikTok e Google (soprattutto quelli riconducibili ad aziende per ottenere informazioni sensibili aggiuntive).

Donne e lavoro: prevale l’ottimismo, ma pesano scarsa flessibilità e pay gap

Quali sono le prospettive del lavoro femminile? Cosa pensano le donne del lavoro? Risponde The Adecco Group Italia attraverso il sondaggio dal titolo Donne & Lavoro – Il lato positivo. La ricerca, basata su un ampio campione composto da aziende e da lavoratori prende in considerazione unicamente le risposte femminili. E ciò che emerge dall’indagine, da parte delle donne, è il prevalere di un senso di ottimismo per la riduzione del gender gap nel prossimo futuro. Secondo l’87% delle intervistate, infatti, la situazione migliorerà nel prossimo futuro. In particolar modo, secondo il 20%, in futuro aumenterà la presenza femminile nei ruoli manageriali, come CEO, Country Manager, o Amministratore Delegato.

Quali ostacoli incontrano le donne nel loro percorso professionale?

Rimangono comunque sfide strutturali per il sistema Paese. La ricerca evidenzia infatti anche i principali ostacoli che le donne incontrano nel loro percorso professionale. In particolare, per il 30% delle intervistate tali ostacoli consistono in una scarsa flessibilità lavorativa, per il 29% si tratta del gap salariale e per il 17% la crescita professionale è troppo lenta. Inoltre, emerge da parte delle donne anche un’attenzione sempre maggiore verso la qualità della vita. Tanto che il 40% del campione considera il bilanciamento tra vita e lavoro un aspetto fondamentale, seguito, per il 25%, dallo stipendio e per il 22% dalla possibilità di crescita professionale.

La consapevolezza sulle possibilità di carriera inizia a scuola

Per migliorare la situazione, secondo le intervistate, le sfide principali che il Paese dovrà affrontare sono legate sia a una questione culturale sia ad azioni pratiche. L’aspetto culturale riguarda il fatto che in alcuni settori la presenza femminile è ancora troppo debole, a causa di fattori legati alla consuetudine a non ricoprire determinati ruoli o posizioni. Secondo circa il 65% delle intervistate è quindi importante aumentare la consapevolezza sulle possibilità di carriera già durante gli anni scolastici.

Quali azioni intraprendere per un cambiamento nel gender gap?

Per quanto riguarda le azioni pratiche da intraprendere per attuare un cambiamento, sono legate soprattutto a equità salariale (per il 33%), welfare e misure di sostegno alla famiglia (per il 28%), e incentivi all’imprenditorialità femminile (per l’11%). Solo il 2% delle intervistate mostra di credere all’utilità delle quote rosa come strumento di cambiamento. Di fatto, i principali motori di questo cambiamento secondo le intervistate dovranno essere lo Stato italiano (per il 35%), le aziende (per il 28%), e l’Unione Europea (per il 18%).

Confcommercio: a febbraio 2023 Pil -0,4%

Secondo le stime di Confcommercio a febbraio 2023 il Pil dovrebbe registrare una riduzione dello 0,4% congiunturale e una crescita dello 0,6% tendenziale. Pur in presenza di un rimbalzo nel mese di marzo, il primo trimestre si chiuderebbe con una moderata riduzione, confermando l’ipotesi di una contenuta recessione a cavallo del 2022-2023. Il processo di rientro dell’inflazione, seppure appare ormai avviato con la discesa (a gennaio 10,1% vs 11,6% dicembre), è ancora caratterizzato da molti elementi di incertezza. Le tensioni ancora presenti nel sistema, sottolineate da un’inflazione di fondo in crescita anche a gennaio, rendono difficile immaginare il ritorno verso dinamiche più in linea con gli obiettivi della politica monetaria prima dell’ultimo trimestre dell’anno.

Uno scenario complesso e incerto

Agli sporadici segnali positivi sul versante della produzione si contrappongo le difficoltà delle famiglie a proseguire nel percorso di recupero dei consumi. A soffrire è soprattutto la domanda di beni. Inoltre, il rallentamento delle dinamiche inflazionistiche appare ancora limitato e non contiene l’erosione del potere d’acquisto di redditi correnti e ricchezza liquida, solo in parte compensata dall’intervento pubblico. A dicembre, dopo un trimestre negativo, la produzione industriale ha mostrato un incremento dell’1,6% su novembre, ma le prospettive a breve rimangono incerte, seppure connotate da elementi meno sfavorevoli rispetto ai mesi autunnali. Il mercato del lavoro ha mostrato, a dicembre, un modesto miglioramento, con una lieve crescita degli occupati: +0,2%, pari a 37mila unità.

Consumi in moderato miglioramento

A gennaio i consumi, espressi nella metrica dell’ICC, hanno registrato un moderato miglioramento nel confronto annuo con il ritorno a valori positivi (+1,0%). Una stima che però va letta con cautela, perché a gennaio 2022 si registrò la peggiore ondata di Covid-19, con la conseguente limitazione di molte attività commerciali e della mobilità. Al miglioramento tendenziale ha contribuito esclusivamente la domanda relativa ai servizi (+9,0%), mente per i beni si conferma la tendenza alla riduzione dei volumi acquistati (-1,3%). All’interno di questo aggregato, piccoli segnali di recupero si rilevano per abbigliamento e automotive. Permangono le difficoltà per alimentazione domestica, settore dei mobili ed elettrodomestici.

Prezzi al consumo: tendenze a breve termine

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di febbraio 2023 una variazione dello 0,3% in termini congiunturali e del 9,4% su base annua. Pur avviato, il processo di rientro dell’inflazione non appare privo di incognite. L’inflazione di fondo continua, infatti, a mostrare una progressiva tendenza all’aumento, evidenziando come all’interno del sistema importazione-produzione-distribuzione le tensioni non si siano ancora esaurite. Solo in autunno l’inflazione dovrebbe tornare su valori prossimi a quelli indicati come obiettivo dalla politica monetaria. La persistenza dell’inflazione su valori storicamente elevati consolida le attese di una prima parte dell’anno molto debole sul versante dei consumi.

“La fotocamera è la prossima tastiera”: AI e ricerche online secondo Google

L’AI sarà centrale nelle ricerche online, ovvero nel modo in cui accediamo a gran parte delle informazioni. Le applicazioni, per ora, utilizzano le parole scritte, ma il futuro delle ricerche potrebbe essere multiplo. O almeno è quanto ha dichiarato Google durante la presentazione parigina di nuove funzionalità legate alle ricerche.
“Siamo nell’era della ricerca visuale”, afferma Prabhakar Raghavan, senior vice president di Google. Anzi, di più: “La fotocamera è la prossima tastiera”.
Insomma, scatti, clicchi, cerchi, con il pieno supporto dell’AI. Già oggi è infatti possibile fare ricerche, oltre che con le parole, anche con le immagini.
D’altronde, “le ricerche online hanno 25 anni – ricorda Raghavan -. La loro storia è appena iniziata”.

“Se puoi vederlo, puoi cercarlo”

I prodotti presentati confermano la centralità dell’immagine, con un ruolo essenziale di Lens. Un esempio pratico? Scattiamo la foto di un abito visto in vetrina: bello, solo che sarebbe meglio di un altro colore. Basta caricare l’immagine e aggiungere ‘verde’ ed ecco che nei risultati di ricerca comparirà quell’abito o abiti simili di colore verde. Poiché la funzionalità ha evidenti applicazioni commerciali sarà presto disponibile anche l’opzione ‘vicino a me’, che restringe la ricerca multipla alle attività poco distanti. A breve arriverà anche Search screen, che permette di attivare la ricerca multipla su qualsiasi cosa compaia in un’immagine online: Lens infatti identifica l’oggetto e permette di iniziare la ricerca e saperne di più.
In pratica, sottolinea Elizabeth Reid, vice president e gm di Google Search, “se puoi vederlo, puoi cercarlo”.

Mappe immersive

Ma il ruolo dell’AI sta diventando centrale anche nelle Mappe. La prima novità si chiama Visualizzazione immersiva. Utilizzando l’AI e la computer vision, questa applicazione fonde miliardi di immagini di Street View e immagini aeree per creare un modello digitale dettagliato. Città, quartieri ed edifici si possono guardare dal basso, dall’alto e, altra novità, dall’interno. E sempre grazie alle ricostruzioni visive, l’utente potrà ‘entrare’ all’interno di bar, ristoranti e negozi. Visualizzazione immersiva è pronta per essere lanciata in alcune grandi città nel mondo, ed entro pochi mesi, toccherà anche alle italiane Firenze e Venezia.

Una guida in realtà aumentata

Live View è invece una nuova modalità di ricerca che si potrebbe descrivere come uno Street View  che permette di individuare punti d’interesse, bar, bancomat. Live View fa lo stesso, ma dal vivo, inquadrando la strada che abbiamo davanti. È un’applicazione di realtà aumentata che fonde i classici segnaposto e le informazioni disponibili sulle Mappe con porte e insegne analogiche. Per ora, riporta AGI, niente Italia, ma è disponibile a Londra, Los Angeles, New York, Parigi, San Francisco e Tokyo. La stessa funzionalità può essere sfruttata nei grandi luoghi chiusi che non si conoscono, perché Live View è una guida in realtà aumentata che Google ambisce a portare in aeroporti, stazioni ferroviarie e centri commerciali del mondo.

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