L’Italia attira gli investitori esteri nonostante le criticità

Secondo il Super Index Aibe, l’indice che misura l’attrattività dei Paesi del G20 per gli investitori internazionali, per il secondo anno consecutivo l’Italia è al 9° posto. Un livello di attrattività che può contare sulle performance positive di export (5° posto), capitale umano disponibile (8°), logistica (7°) e sostenibilità ambientale (5°). Rispetto all’anno passato nel 2023 l’Italia migliora il suo punteggio complessivo (55,2 punti su 100 rispetto ai 38,8), superiore al punteggio medio (51,2), ma inferiore ai Paesi con le migliori performance (Germania, Corea del Sud, Canada e Regno Unito).
Emergono però ancora alcune criticità, soprattutto riguardo l’adeguatezza delle procedure per ‘fare impresa’, adempimenti fiscali, percezione della corruzione, processi di digitalizzazione, e stato di diritto, ambiti in cui l’Italia occupa il 9° posto del Super Index.

Politica dei tassi e inflazione condizionano la crescita

È quanto emerge dall’Osservatorio sull’attrattività dell’Italia presso gli investitori esteri (primavera 2023) realizzato dal Censis per Aibe (Associazione Italiana delle Banche Estere).
Le stime del Fondo monetario internazionale sulla crescita globale per il 2023 hanno registrato tra gennaio e aprile una revisione al ribasso (dal 2,9% di inizio anno al 2,8% attuale). Le opinioni raccolte da Aibe nel mese di aprile sui fattori che condizionano maggiormente la crescita convergono su due aspetti: la politica dei tassi d’interesse adottata da Fed e Bce, e la durata per tutto il 2023 di un’alta inflazione. Meno rilevante, il prolungamento della guerra in Ucraina, nei confronti della quale sembrerebbe che gli effetti dirompenti emersi all’inizio del conflitto siano stati in parte riassorbiti.

Se il Paese non avanza le cause sono interne

Per la maggioranza del panel, il fattore che oggi condiziona maggiormente la crescita in Italia è costituito dai ritardi di attuazione del Pnrr, oltre all’eccesso di indebitamento pubblico, dovuto alle misure di contenimento dei prezzi dei prodotti energetici e alle politiche di stimolo dell’attività economica varate nei mesi scorsi. Segue l’incertezza politica, che indebolisce l’azione del Governo in campo economico e nelle riforme, e la debolezza della domanda interna. Le cause del basso potenziale di crescita per l’Italia sono quindi da ricercare all’interno del Paese, e da attribuire alla scarsa capacità di sfruttare opportunità uniche come le ingenti risorse finanziarie messe a disposizione dall’Unione europea per risollevare i sistemi economici e sociali europei dalla crisi prodotta dalla pandemia.

Al 17° posto per flussi di investimenti esteri rispetto al Pil

L’Italia occupa il 17° posto in graduatoria per quanto riguarda la quota percentuale dei flussi di investimenti esteri in entrata rispetto al Pil. Secondo le opinioni del panel di esperti internazionali, la performance non pienamente positiva del nostro Paese dipende dalle caratteristiche del sistema produttivo italiano, fortemente incentrato sulla piccola dimensione d’impresa, che non favorisce l’ingresso di capitali dall’estero. Tra le altre cause, la ridotta capacità competitiva del settore terziario, soprattutto se confrontato con il manifatturiero, riconosciuto invece come in grado di garantire un ritorno positivo degli investimenti.

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