Lavoro: come iniziare il 2024 con il piede giusto, e senza malessere da ripresa

Finite le festività di Natale e Capodanno dopo un periodo più o meno lungo di pausa si torna al lavoro. Ma soprattutto all’inizio di un nuovo anno ripartire con il piede giusto è importante per non rendere troppo traumatico il rientro in ufficio e la ripresa della routine quotidiana. Per lavoratori e aziende il mese di gennaio è il momento della ripresa delle attività, ma talvolta la ripartenza può essere davvero difficile.

“Gestire l’ansia e lo stress che molto spesso caratterizzano questi momenti diventa fondamentale per non avere conseguenze importanti sul proprio benessere”, spiega Massimo Mariani di Ab Lavoro, società di ricerca e selezione di personale qualificato.

La salute dei dipendenti è una strategia di talent attraction vincente 

Molto spesso accade purtroppo che il ritorno al lavoro sia accompagnato da una situazione di disagio, se non addirittura un vero e proprio malessere da rientro. Per fortuna, un occhio di riguardo alla salute fisica e mentale delle persone costituisce un elemento sempre più vincente nelle strategie di talent attraction delle aziende.

“L’attenzione al proprio benessere è ormai fondamentale per tutti i lavoratori, che da qualche tempo non sono più disposti a scendere a compromessi – aggiunge Giacomo Grilli, di Ab lavoro -. Le aziende, se non vogliono perdere le risorse migliori, dovranno necessariamente iniziare a tenere in grande considerazione queste nuove necessità e cercare, per quanto possibile, di curare il benessere dei propri dipendenti”.

I consigli per combattere lo stress da rientro

Ecco allora qualche consiglio per combattere lo stress da rientro. Anzitutto, se possibile, cercare di non rientrare il lunedì, ma i giorni successivi. In questo modo, la settimana si accorcia e si ha la sensazione di avere più tempo a disposizione e riprendere le attività con gradualità.
Prima di staccare preparare una lista delle attività in ordine di priorità da svolgere una volta rientrati. Un quadro preciso di ciò che ci aspetta sarà utilissimo per evitare ansie e stress inutili.

Inoltre, evitare di fissare appuntamenti importanti durante i primi giorni di lavoro, e se per molti gennaio è un ottimo momento per riflettere sulla propria carriera, rivedere il cv, aggiornare il proprio profilo Linkedin o valutare altre opportunità lavorative.

Ogni giorno dovrebbe contenere una piccola vacanza

Al rientro, è fondamentale continuare a curare la propria presenza online e allargare il proprio network, riporta Adnkronos, così da aumentare le opportunità di sviluppo di carriera.
Coltivare buone relazioni con i colleghi, anche fuori dall’ufficio: cercare occasioni di incontro informali o di svago può aiutare a ridurre lo stress da rientro.

Durante le ferie regalarsi del tempo per attività che la routine quotidiana impedisce di fare ricarica poi le energie. Spostare la mente, anche solo temporaneamente, dagli impegni lavorativi, consente di tornare con maggiore carica e lucidità.
Ultimo consiglio: fare in modo che ogni giorno contenga una piccola vacanza (anche metaforica). Una piccola occasione di relax quotidiana contribuisce infatti a rendere il ritorno alla routine meno stressante.

Quali parole hanno definito il 2023?

Anche per il 2023 Babbel propone l’annuale retrospettiva linguistica delle parole protagoniste degli ultimi 12 mesi. Tra i blockbuster ‘Barbie’ e ‘Oppenheimer’, usciti nelle sale il 21 luglio 2023, all’inflazione, il peggioramento dell’emergenza climatica e l’escalation dei conflitti internazionali, il 2023 è stato un anno pieno di avvenimenti. Ma anche di innovazioni tecnologiche e nuovi trend, ognuno dei quali è accompagnato da termini ed espressioni peculiari entrate a far parte del dibattito pubblico.

A cominciare dai termini che riguardano clima, ambiente e disastri naturali. Come Wildfire, usato nel mondo anglosassone per descrivere gli incendi, o Stato di emergenza, o ancora, Ciarán, il nome del ciclone che a novembre si è abbattuto con particolare veemenza su Regno Unito, Francia, Spagna e Italia.

Le parole della guerra

La parola War fatigue, che significa letteralmente ‘stanchezza da guerra’, si riferisce invece al progressivo disinteressamento da parte dell’Occidente nei confronti delle sorti dell’Ucraina. A quasi due anni dall’invasione russa molti temono di non poter più contare sull’appoggio promesso.

Ceasefire (letteralmente, ‘cessate il fuoco’), è un’espressione inglese adottata in tutto il mondo in seguito all’aggravarsi della situazione israelo-palestinese nell’autunno 2023.
Chi invoca il ceasefire chiede perciò che vengano sospese tutte le attività militari per un determinato periodo di tempo nella zona colpita dal conflitto.

I termini dell’innovazione

Il 2023 è stato l’anno del boom mediatico dell’AI, con il lancio di nuovi strumenti resi accessibili al pubblico accompagnati dal diffondersi di una grande quantità di neologismi.
Tra questi, ‘deepfake’, che ha fatto il giro del web quando hanno cominciato ad apparire online video e immagini sintetici manipolati digitalmente per sostituire le sembianze di una persona con quelle di un’altra.

Ma il 6 maggio 2023, a settant’anni dall’incoronazione di Elisabetta II, quella di Charles III, Re del Regno Unito e di altri 14 regni del Commonwealth, è stata in grado di attirare l’attenzione di molti spettatori anche al di fuori dello Stato insulare.
Tra gli ospiti dell’Abbazia di Westminster si sono potuti contare i membri di altre famiglie reali d’Europa, leader politici internazionali, attori e pop star.

Non solo umani: da Titan a JJ4

Il 18 giugno 2023 si perdevano le tracce del sommergibile Titan con a bordo cinque persone dirette a esplorare il relitto del Titanic, a circa quattro chilometri sotto il livello del mare. Ma in pieno Antropocene, l’era dominata dall’essere umano, capita che gli animali facciano sentire la propria presenza in maniera inattesa e talvolta scomoda.

Così ha fatto parlare di sé nei mesi estivi il granchio blu, piccolo crostaceo originario dell’Atlantico che ha ‘invaso’ il Mediterraneo. Ma hanno fatto discutere, riporta Askanews, anche le orse JJ4 e Amarena, e il cervo Bambotto, protagonisti di episodi cruenti che hanno riacceso le discussioni in merito alla convivenza tra animali selvatici ed essere umano. Nonché all’impatto del cambiamento climatico sull’habitat di molte specie.

Startup Fintech & Insurtech: in Italia ricavi +60%, finanziamenti -81%

Sono 622 le startup Fintech & Insurtech in Italia nel 2023, -8 rispetto al 2022, tra 24 nuove nate, alcune acquisizioni e qualche fallimento. Segnale di maggiore maturità, ma anche di una fisiologica uscita dal mercato di idee che non hanno trovato pieno riscontro.
Nel 2023 hanno raccolto risorse per 174 milioni di euro: -81%, in linea con un trend globale di maggior cautela da parte dei Venture Capital.

Circa una startup su tre (35%) ha già raggiunto utili positivi, trainati anche da ricavi, che risultano mediamente in crescita del 60% rispetto al 2022. 
Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano.

Clienti pronti per la banca digitale 

Ma le startup italiane faticano ancora a uscire dai confini nazionali, in termini di funding e dell’offerta di business. Solo il 41% offre servizi anche all’estero, un po’ meno rispetto all’anno scorso.
In ogni caso, per l’innovazione dei servizi finanziari e assicurativi il ruolo delle startup e dei grandi operatori è cruciale, poiché si stanno orientando sempre più verso canali digitali. E i consumatori si dimostrano pronti: il 66% dei clienti italiani utilizza almeno un canale finanziario digitale, il 57% mobile.

Nel 2023 crescono poi gli utenti home e mobile banking, le transazioni online e i clienti acquisiti completamente online. Per servizi più complessi, come stipula di mutuo o polizza vita, la disponibilità all’utilizzo del digitale rispetto alla filale è molto più bassa.

Pmi e microimprese

Il 27% delle microimprese ha già richiesto online un prestito, più un 8% che vorrebbe farlo pur non avendone la possibilità, mentre in ambito assicurativo, il 23% ha già attivato una polizza online e un altro 11% vorrebbe poterlo fare.
La maggior parte (74%) fa uso di servizi mirati all’analisi dei bisogni assicurativi.
Le Pmi hanno bisogni finanziari più complessi: il 36% ha richiesto un prestito tramite canali online e il 34% ha attivato una polizza assicurativa online.

Anche in ambito assicurativo la maggior parte delle Pmi (89%) fa uso di servizi mirati per l’analisi dei bisogni assicurativi.
Ma il rapporto diretto con gli operatori finanziari è fondamentale. Il 93% delle Pmi identifica in banca una figura di fiducia a cui rivolgersi in caso di problemi.

AI Generativa

Il 19% delle startup Fintech e Insurtech in Italia si sta già concentrando sull’AI Generativa.
Dall’analisi delle soluzioni adottate, emergono due principali casi d’uso al momento sul mercato: soluzioni sviluppate per essere utilizzate internamente all’azienda o per soddisfare le esigenze dei clienti (retail, business), come chatbot per assistere il cliente nella ricerca di informazioni o prendere decisioni riguardo al proprio business.

Nella strategia per offrire i servizi sono tre le opzioni possibili: la prima è utilizzare uno strumento di Generative AI esistente e costruire un plug-in da utilizzare direttamente nell’ambiente di questo strumento, la seconda è il fine-tuning di un modello esistente, e la terza è costruire il modello da zero. Più costosa, ma sicuramente più distintiva.

Luce e gas, mercato tutelato in scadenza da gennaio 2024: cosa succede?

A partire dal 10 gennaio 2024 per il gas e dal 1° aprile 2024 per l’energia elettrica gli utenti italiani dovranno dire addio al regime a prezzi regolamentati stabiliti dall’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente.
Sono queste le date fissate per la fine del mercato tutelato di luce e gas, e gli italiani saranno obbligati a scegliere un fornitore nel mercato libero.  

Secondo Arera, la tutela di prezzo per i clienti domestici non vulnerabili di gas naturale, ovvero, famiglie e condomini, terminerà appunto a gennaio 2024, mentre per quelli di energia elettrica a partire da aprile 2024.

La transizione al mercato libero non comporterà un’interruzione immediata delle forniture

Le microimprese clienti di energia elettrica hanno invece già concluso il passaggio ad aprile 2023.In ogni caso, la transizione dal mercato tutelato a quello libero non comporterà una interruzione immediata delle forniture a coloro che non effettueranno la scelta in tempo.

Chi non effettuerà in tempo la scelta tra i fornitori nel mercato libero verrà incluso nel servizio a tutele graduali.
Una questione ancora in sospeso riguarda la possibilità di una proroga. Nonostante non ci siano ancora conferme ufficiali, diverse voci politiche hanno espresso la volontà di estendere il termine.

In previsione c’è una proroga di qualche mese?

Vannia Gava, la viceministra dell’Ambiente, ha dichiarato: “Prevedremo una proroga di qualche mese. Stiamo lavorando in questa direzione”, mentre il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha commentato: “Stiamo lavorando non tanto a un percorso giuridico di proroga, ma a un approfondimento serio, tecnico, realistico sulle modalità di uscita. Il nostro dovere è che la fine del mercato tutelato sia più liscio, informato e semplice possibile – spiega il ministro -. Sto aspettando che gli operatori e Arera mi diano tutti gli elementi di quello che può essere un percorso tecnico di attuazione”.

Una migrazione per oltre 10 milioni di utenze domestiche

Ma, continua il ministro Pichetto Fratin, “Non è una proroga giuridica, ma è un ragionamento che stiamo facendo con dei tempi certi, che diano la garanzia di informazione alle famiglie e di rapporto con le banche”.

Dal canto loro, con oltre 10 milioni di utenze domestiche da migrare, le associazioni dei consumatori stanno esercitando pressione per ottenere una proroga.
Tuttavia, fino a nuove comunicazioni, le date da tenere a mente rimangono il 10 gennaio 2024 per il gas e il 1° aprile 2024 per l’elettricità.

Torino green: L’energia solare come soluzione per un futuro sostenibile

Torino si trova di fronte ad una sfida cruciale: la necessità di trasformare il proprio sistema energetico in modo sostenibile, riducendo l’impatto ambientale e garantendo un futuro migliore per le generazioni a venire.

In questo contesto, l’energia solare appare come una soluzione irrinunciabile, dato che offre numerosi vantaggi e opportunità sia per l’ambiente che per i cittadini in generale.

Impianti fotovoltaici: L’energia solare che diventa elettricità

Grazie all’installazione di moderni impianti fotovoltaici, l’energia solare può essere catturata e convertita direttamente in elettricità. Questi sistemi permettono di sfruttare al massimo il potenziale energetico del sole, trasformando la sua luce in corrente elettrica pulita e gratuita.

A Torino, l’installazione di impianti fotovoltaici sul tetto di edifici residenziali, commerciali e industriali può essere una risorsa in grado di contribuire in modo significativo alla produzione di energia sostenibile.

Vantaggi economici e incentivi

Il fotovoltaico a Torino non solo porta benefici ambientali, ma anche vantaggi economici. Grazie agli incentivi statali e regionali infatti, è possibile ottenere agevolazioni fiscali, finanziamenti agevolati e tariffe incentivanti per l’energia prodotta e immessa in rete.

Questi incentivi, combinati con il risparmio sulla bolletta energetica a lungo termine, rendono l’energia solare una soluzione sicuramente allettante per tutti i piemontesi.

L’energia solare rappresenta dunque un investimento intelligente che non solo contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente, ma anche ad un concreto risparmio per gli individui e le aziende.

L’energia solare come risorsa inesauribile

Il sole è una fonte di energia inesauribile e disponibile gratuitamente per tutti. Torino, con la sua posizione geografica privilegiata al centro de Piemonte, gode di una buona esposizione solare durante tutto il corso dell’anno.

Sfruttare questa risorsa significa svincolarsi dalle fonti di energia tradizionali, riducendo la dipendenza da combustibili fossili e contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra.

Già questo è un ottimo argomento da considerare per accelerare la transizione verso il fotovoltaico, al quale tutti dovremmo essere sensibili.

Un investimento a lungo termine

Un impianto fotovoltaico rappresenta un investimento a lungo termine. Non solo permette di ridurre i costi energetici nel tempo, ma aumenta anche il valore dell’abitazione o edificio.

Infatti, un’abitazione o edificio che dispone di un impianto fotovoltaico diventa più attraente sul mercato immobiliare grazie alla sua sostenibilità energetica e alla riduzione delle spese legate all’elettricità.

Il futuro energetico di Torino: verso una città sostenibile

Torino ha davanti a sé l’opportunità di diventare una città all’avanguardia per quanto riguarda la sostenibilità energetica, grazie ad una maggior diffusione degli impianti fotovoltaici.

Questa transizione richiede chiaramente il coinvolgimento di cittadini, aziende e amministrazioni locali.

Attraverso la promozione di politiche energetiche credibili, l’educazione sulla sostenibilità e l’adozione massiccia di impianti fotovoltaici, Torino può infatti diventare un esempio di città sostenibile per tutto il paese.

Pannelli fotovoltaici obbligatori dal 2030?

L’Unione Europea ha recentemente annunciato la sua intenzione di rendere obbligatori i pannelli fotovoltaici per tutti gli edifici pubblici e commerciali a partire dal 2026, e per tutti gli edifici residenziali a partire dal 2030.

Questa decisione è un passo importante verso la ripresa dell’economia europea e la riduzione della nostra dipendenza dalle fonti energetiche fossili.

Tali obblighi, a quanto pare, dovrebbero comunque scattare solo per edifici che superano una determinata cubatura, dunque non si tratta di una misura ceh riguarderà la totalità degli immobili.

Prospettive future

Dunque, l’energia solare appare proprio come una soluzione vincente per un futuro più sostenibile a Torino, così come nel resto del paese.

Sfruttare l’abbondante risorsa solare della regione Piemonte è un modo intelligente per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare sui costi energetici e creare una comunità più “Green”.

Investire nell’energia solare significa abbracciare un futuro migliore, in cui la sostenibilità è al centro di ogni decisione energetica.

Torino ha la possibilità di diventare un esempio di città sostenibile, guidando il cammino verso un mondo più pulito e sostenibile per tutti.

Italia al sesto posto in Europa per i costi dell’energia elettrica 

Noi italiani spendiamo tanti in bollette, lo sappiamo. Ma che differenze ci sono rispetto ai nostri “vicini” europei? Ecco qualche dato fornito da Facile.it, che ha esaminato i dati Eurostat più recenti sul prezzo medio dell’elettricità per i clienti domestici in Europa.
L’analisi rivela che l’Italia, nel primo semestre dell’anno, si colloca tra i paesi con le tariffe più elevate in UE.

Spendiamo più di svedesi, francesi e spagnoli

In Italia, l’utilizzo di un forno elettrico costa agli utenti in media 77 euro all’anno, rappresentando un aumento del 42% rispetto agli svedesi, del 63% rispetto ai francesi e addirittura più del doppio (+107%) degli spagnoli. La disparità non è dovuta alle ricette, bensì alle tariffe dell’elettricità.
Tra i 27 paesi dell’UE, l’Italia si posiziona come il sesto paese più costoso per l’energia elettrica, con un costo medio di 0,378 €/kWh, incluse tasse ed oneri. Alcuni stati dell’UE presentano tariffe ancora più elevate, come i Paesi Bassi (+26%), il Belgio (+15%) e la Germania (+9%). Al contrario, ci sono paesi con tariffe inferiori, come la Svezia (-29%), l’Irlanda (-35%), la Francia e la Grecia (entrambe -39%), e la Spagna (-52%).

Quanto costa l’utilizzo degli elettrodomestici?

La differenza nelle tariffe si riflette sul costo dell’uso di elettrodomestici. Ad esempio, per fare la lavatrice 220 volte l’anno, gli italiani spendono circa 111 euro, mentre i francesi solo 68 euro e gli spagnoli 53 euro. L’utilizzo del frigorifero comporta costi maggiori in Italia (193 euro) rispetto all’Irlanda (126 euro), al Portogallo (105 euro) e alla Spagna (93 euro).
Anche l’uso della lavastoviglie è costoso in Italia, con una spesa annua di 92 euro, più conveniente rispetto ai Paesi Bassi (116 euro), ma decisamente più costoso se confrontato Grecia e Francia (entrambi 57 euro), Spagna (45 euro) e Ungheria (28 euro).

Anche TV e phon incidono sulla bolletta

Anche attività quotidiane come guardare la televisione o asciugarsi i capelli comportano costi diversi nei vari paesi. Ad esempio, guardare la TV per 4 ore al giorno costa 49 euro in Italia, 32 euro in Irlanda.
L’uso del phon per 5 minuti al giorno costa 23 euro in Italia, 14 euro in Francia e 7 euro in Ungheria.

A parità di consumi, l’Ungheria è il paese più conveniente 

Considerando una famiglia italiana tipo con un consumo di 2.700 kWh, le bollette dell’energia elettrica potrebbero ammontare a circa 1.021 euro in Italia nel 2023. Nei paesi con tariffe più elevate, come Germania (1.114 euro) e Paesi Bassi (1.283 euro), la spesa è superiore.
Al contrario, in paesi come Svezia (720 euro), Irlanda (669 euro), Grecia (628 euro) e Spagna (492 euro), a parità di consumi la bolletta sarebbe più contenuta. L’Ungheria si distingue notevolmente con una spesa annua di soli 313 euro, dimostrando una notevole differenza nei costi dell’energia elettrica rispetto all’Italia.

Natale 2023: lo shopping è green per 6 italiani su 10

Lo shopping di prodotti second-hand è una tendenza in crescita per chi è alla ricerca dei regali di Natale. Fa bene al portafoglio, al Pianeta e a coloro che vogliono mettere in vendita gli articoli che non usano più e ricavarne un guadagno extra. E sono soprattutto le generazioni più giovani le più inclini a fare questa scelta (71%).

Insomma, l’economia circolare piace anche a Natale, tanto che 6 italiani su 10 prendono in considerazione l’acquisto di prodotti second-hand, e 1 su 5 ammette che quest’anno spenderà di più per comprare regali ‘usati’ rispetto allo scorso anno, per una spesa media di 49,13 euro e l’acquisto di oltre 3 oggetti riutilizzati.

La sostenibilità fa risparmiare, e trovare oggetti unici

A indagare le tendenze di acquisto degli italiani per le prossime festività è la ricerca condotto da Wallapop, piattaforma di prodotti second-hand, in collaborazione con mUp.
Nel 2022 chi ha scelto di acquistare e vendere oggetti second-hand su Wallapop ha contribuito a evitare la produzione di 22.031 tonnellate di plastica, l’equivalente di materiale che servirebbe a creare una fila di fenicotteri gonfiabili da Parigi a Barcellona, e 31 tonnellate di rifiuti, tanti quanti sono generati nella città de L’Aquila in un anno.

Di fatto, 3 italiani su 4 quest’anno compreranno prodotti second-hand per Natale. Tra le ragioni che li spingono a fare questa scelta il 32% sottolinea la possibilità di trovare oggetti unici, e il 29% il risparmio economico.

Il second-hand trionfa sotto l’albero

Tuttavia, la sostenibilità sta diventando una motivazione decisiva. Infatti, circa 1 italiano su 4 prenderà in considerazione questo aspetto in misura maggiore rispetto allo scorso anno in occasione dello shopping natalizio.

Se sono soprattutto gli intervistati di età compresa tra 18 e 24 anni i più propensi a valutare la sostenibilità dei regali di Natale (33%), la maggior parte degli italiani (84%) si mostra comunque aperta a questo tipo di consumo ed è consapevole dell’impatto ambientale delle proprie azioni.
Gli italiani sono anche aperti a ricevere un regalo second-hand. Oltre l’80% vorrebbe volentieri un prodotto riutilizzato come dono di Natale, purché sia in condizioni perfette.

Libri, piccoli elettrodomestici, smartphone e giocattoli i più desiderati

I libri sono i regali second-hand più apprezzati da ricevere per la maggior parte degli intervistati (41%), seguiti da piccoli elettrodomestici (27%) e smartphone (22%).
Per quasi la metà degli italiani (49%), riporta Adnkronos, un libro è anche il miglior regalo riutilizzato da mettere sotto l’albero, seguito da piccoli elettrodomestici (31%) e giocattoli (24%).
La maggior parte degli intervistati (72%) crede poi che i bambini difficilmente riuscirebbero a distinguere un prodotto nuovo da uno usato.

Ecoansia: che cos’è e quanti italiani ne soffrono?

Quasi la metà della popolazione italiana soffre di ecoansia, una profonda paura dei cambiamenti climatici e delle loro conseguenze. Questo fenomeno è in aumento negli ultimi anni, anche a causa della maggiore frequenza degli eventi climatici estremi che colpiscono direttamente la Penisola. Si tratta di un disagio emotivo che colpisce trasversalmente la popolazione, ma ha un impatto particolarmente significativo sui giovani, il cui futuro appare sempre più incerto e minaccioso.

A questo proposito, per la prima volta l’ecoansia è arrivata davanti al Parlamento Europeo, grazie al rapporto “Headway – Mental Health Index 3.0,” di The European House – Ambrosetti, insieme ad Angelini Pharma. L’ecoansia, infatti, è un fattore chiave nell’ambito del benessere mentale.

Un fenomeno più accentuato dove il climate change si fa sentire

L’ecoansia è più evidente nei paesi che stanno già sperimentando i danni del riscaldamento globale, tra cui l’Italia, che è parte del cosiddetto “hotspot mediterraneo,” una delle regioni a più rapido riscaldamento del pianeta. In Italia, il 64% dei cittadini si sente minacciato dai cambiamenti climatici a causa dell’innalzamento del livello del mare e degli incendi boschivi.

A livello europeo, più di un terzo dei cittadini dell’Unione Europea (37%) ritiene di essere esposto alle minacce derivanti dai cambiamenti climatici. Questa percezione trova conferma nei dati sulle catastrofi naturali, che sono aumentate significativamente tra il 1979 e il 2019, passando da 91 a 1.452 eventi registrati.
L’Europa ha sperimentato direttamente gli effetti del cambiamento climatico, con eventi meteorologici estremi che hanno colpito il continente nel 2023, tra cui estesi incendi, inondazioni e temperature record. Questi eventi hanno avuto un impatto sia sulla salute fisica che su quella mentale delle persone.

Una relazione “difficile” tra individuo e ambiente

L’ecoansia nasce dalla relazione tra l’individuo e l’ambiente. Può manifestarsi attraverso una serie di sintomi, tra cui senso di impotenza, disperazione, preoccupazione per la sostenibilità dei propri comportamenti, crisi d’ansia, fobie, malcontento, rabbia, sindromi depressive, disturbi del sonno, irritabilità, perdita di memoria, tendenza all’isolamento e abuso di alcol e sostanze.

Per affrontare l’ecoansia, è possibile ricorrere alla psicoterapia, eventualmente integrata da un supporto farmacologico. Inoltre, è importante mettere in atto azioni quotidiane a favore della sostenibilità per recuperare un senso di possibilità e combattere il senso di impotenza.

Risolvere il problema alla radice

L’Unione Europea ha intrapreso iniziative come il Green Deal e ha impegnato tutti i suoi membri a raggiungere emissioni zero entro il 2050, riducendo le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030. L’impegno politico e le politiche europee possono fare la differenza nella lotta contro il cambiamento climatico.

Rivoluzione tasse: cosa cambia nel 2024?

Una rivoluzione pensata per semplificare il sistema, snellire le procedure e migliorare il rapporto con il contribuente attivando un circolo virtuoso per la riduzione della pressione fiscale.

Si tratta delle prime misure, operative da gennaio 2024, della rivoluzione fiscale vergata dal vice ministro dell’Economia Maurizio Leo, ovvero, revisione dell’Irpef, taglio delle tasse sul lavoro con effetto sulla busta paga, attrazione di aziende e ‘cervelli’, ma anche collaborazione sull’accertamento con imprese grandi e piccole.

Irpef, no tax area e assunzioni

Per il solo 2024 vengono aggiornati scaglioni e aliquote Irpef passando da quattro a tre in vista della flat tax per tutti. Il beneficio massimo corrisponde a 260 euro netti l’anno.
La soglia della no tax area per i lavoratori dipendenti sale da 8.145 a 8.500, equiparandola a quella dei pensionati.

In attesa della completa attuazione della riforma dell’Ires, per il 2024 viene introdotta una maggiore deduzione del 20% per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. La deducibilità sale al 30%, nel caso in cui l’impresa decida di assumere lavoratori svantaggiati o con disabilità, donne con almeno due figli minori o disoccupate da almeno sei anni, under 30, Neet ed ex beneficiari del Reddito di cittadinanza.

Rientro di aziende e ‘cervelloni’

Arrivano le agevolazioni fiscali per attività d’impresa e lavoro autonomo in forma associata che riportano le attività in Italia.
Una norma del decreto prevede il taglio del 50% del reddito imponibile ai fini Irpef e Irap per 5 anni. Il beneficio va restituito con gli interessi se si delocalizza prima del quinquennio interessato.

Tasse dimezzate, entro un tetto di reddito di 60mila euro, anche per i lavoratori dipendenti o autonomi che nel 2024 trasferiranno la residenza fiscale in Italia per un massimo di 5 anni. Anche in questo caso sono previste sanzioni con restituzione dello sconto e interessi nel caso in cui venga tradito l’impegno al mantenimento della residenza fiscale per 5 anni.
Restano invariate le disposizioni per i ricercatori e professori universitari già previste.

Tassa per multinazionali, Pmi e aziende più grandi

Con le nuove norme sulla Global minimum tax le multinazionali con fatturato consolidato pari a 750 milioni di euro dovranno pagare almeno il 15% di imposta effettiva. Un intervento che punta ad assicurare parità competitiva tra le imprese arginando gli effetti distorsivi della pratica delle big tech.

Il concordato preventivo biennale per le Pmi permette invece di fissare una base fiscale per due anni escludendo dalla tassazione l’eventuale reddito aggiuntivo. La proposta in merito verrebbe fatta dall’amministrazione fiscale, che sulla base dei dati certi ottenuti grazie alla fatturazione elettronica, l’interoperabilità delle banche dati e l’Intelligenza artificiale può dire al contribuente qual è il suo reddito.
Le norme allo studio sulla cooperative compliance (abbassare la soglia di ingresso fino a 100 milioni di euro di fatturato) puntano invece ad ampliare la platea di accesso per i contribuenti. Si studiano inoltre effetti premiali per i contribuenti virtuosi.

Per l’83% degli italiani il digitale sarà protagonista anche dell’economia

Il digitale, in tutte le sue forme, è ormai centrale nella vita quotidiana, e la maggioranza degli italiani è favorevole a inserirlo nella Costituzione, in particolare, per la cultura e l’educazione dedicata.
Se per tantissimi italiani è chiaro che il digitale sarà protagonista anche del futuro dell’economia (lo pensa l’83%) il 55% vorrebbe appunto che la cultura digitale e l’educazione al digitale venissero inserite nella Costituzione italiana.

Sono alcune evidenze emerse dalla ricerca dal titolo ‘Il digitale popolare’, promossa da Fondazione Italia Digitale e Istituto Piepoli.
La ricerca è stata illustrata durante il Festival del Digitale Popolare, che si è tenuto a Torino a inizio ottobre.

Opportunità e “storture” della rivoluzione digitale vanno affrontate senza paura

La ricerca affronta a largo spettro i principali aspetti del rapporto tra gli italiani e il digitale, e analizza ambiti che vanno dall’istruzione e la formazione alle fake news, dal metaverso e l’Intelligenza artificiale generativa a cibo e alimentazione, gli strumenti digitali per misurare le prestazioni sportive, la sostenibilità, e l’impiego nella Pubblica amministrazione.

Secondo Francesco Di Costanzo, presidente Fondazione Italia Digitale, il digitale, inoltre, “Dovrebbe essere inoltre materia di studio a partire dalla scuola primaria. Le opportunità e anche le ‘storture’ della rivoluzione digitale da gestire vanno affrontate senza paura, ma con una forte conoscenza, consapevolezza, competenza a tutti i livelli: Pubbliche amministrazioni, imprese, professionisti, cittadini”.

L’importanza del digitale nella gestione della vita quotidiana

Insomma, “È un plebiscito – spiega Livio Gigliuto, direttore generale Fondazione Italia Digitale e Presidente Istituto Piepoli -: più di 8 italiani su 10, giovani e meno giovani, da nord a sud, reputano importante il digitale nella gestione della vita quotidiana, e la maggioranza degli italiani, al contrario di quanto si potrebbe pensare, ha più relazioni di prima, proprio grazie agli strumenti digitali”.

Un Paese tecno-ottimista sedotto dall’innovazione

“La politica ha ottenuto un indubbio vantaggio dal digitale: grazie ai social i politici sono più familiari al 30% degli italiani. Sette italiani su dieci si sono rivolti a web e social per didattica e formazione, mentre un italiano su due vuole fare esperienza nel metaverso. Prevalgono gli ottimisti anche nei confronti dell’Intelligenza artificiale – aggiunge ancora Livio Gigliuto all’Adnkronos -. L’Italia si conferma quindi un Paese sedotto dall’innovazione, attraversato da un ‘tecno-ottimismo’ consapevole e maturo, di chi è abituato, anche con la testa nel metaverso, a stare con i piedi per terra”.

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